venerdì 3 maggio 2019

Gratuito: una parola che fa male

Gratis non è bello
Ciao ragazzi, ultimamente una tematica legata al turismo mi sta facendo riflettere molto, e sono certo che anche in molti di voi il dubbio sta crescendo. Leggo sempre più spesso, specialmente sui canali social, di associazioni, cooperative, enti, parchi che, in pompa magna, annunciano aperture speciali, visite guidate, accessi straordinari a monumenti spesso non accessibili, oppure a luoghi non proprio inseriti in circuiti turistici. Bene, anzi, benissimo. Però. Perché c’è un però.

Il però, grande come una casa, è una parolina che si trova regolarmente sulle locandine: GRATUITO. Ecco il però. Questo gratuito mi lascia quantomeno perplesso: ottimo per alcuni luoghi, una sorta di “offerta lancio” per pubblicizzare il luogo, oppure evento speciale a libero ingresso da svolgere una tantum per la promozione del bene, e fin qui nulla di strano. Anzi. Il marketing in fin dei conti funziona così.

Ma siamo sicuri che pubblicizzare eventi “comuni”, in date non festive, completamente gratuiti, sia un bene? Mi spiego meglio tramite esempi. Il mio ragionamento parte dalla Ciociaria, ricca di borghi e monumenti spesso non inseriti in alcun circuito turistico. Terra ricca anche di professionisti del settore, archeologi, storici dell’arte, guide turistiche. Professionisti che spesso, come il sottoscritto, cercano di presentare e far conoscere i luoghi con passione, dedizione e preparazione. E chiaramente a pagamento. Sì, perché la guida turistica è una persona che, dopo anni di studio, vive del suo lavoro, e quindi si paga. Strano vero?

Ecco, queste guide turistiche (ABILITATE, non dimentichiamolo) propongono itinerari e guidano persone alla scoperta del territorio tra mille difficoltà, non sempre superabili poi. Mettono a disposizione del visitatore la loro professionalità. E poi… E poi leggo che X propone visite guidate gratuite nel luogo Y.

Di solito la prima domanda che mi viene in mente è: visita guidata, chi sarà il professionista che svolge tale visita? Risposta, nel 99% dei casi: nessuno, un semplice appassionato. Ecco, proprio qui sta il problema. Sarò ripetitivo, ma repetita iuvant: andreste mai per un mal di denti da un avvocato? Oppure vi fareste mai rappresentare durante un processo da un cardiochirurgo? E allora perché lo stesso non dovrebbe valere per questa professione?

Purtroppo poi il risultato è scontato, e le recensioni di chi partecipa a queste manifestazioni sono pessime. Di soli pochi giorni fa la testimonianza di una coppia che ha partecipato ad uno di questi eventi (non farò nomi). La loro esperienza è stata terribile, non hanno capito nulla di ciò che la sedicente guida diceva, hanno fatto una confusione incredibile, da dimenticare in toto, concludendo che se avessero letto quattro righe su Wikipedia avrebbero avuto una esperienza migliore. Una pugnalata per me. Risultato: questa coppia non vuole più provare una esperienza del genere, ha fatto una pubblicità pessima a questi luoghi ed alla gestione del turismo, e nel caso in cui si dovessero trovare di nuovo qui utilizzerebbero Wikipedia, non fidandosi delle “guide”. Forse un po’ eccessivo. Forse. Ed è solo l’ultima di una lunga serie di lamentele di cui sono a conoscenza, condite sempre da un “ma perché non chiamano voi che lo fate di mestiere?”

La risposta è semplice: perché noi costiamo. E per fare la “visita guidata” gratuita ciò non è accettabile.

Sento ormai dappertutto associazioni varie, enti, politici e via dicendo riempirsi la bocca di parole come turismo sostenibile, green, turismo lento, di temi come “dobbiamo puntare sullo sviluppo turistico e del patrimonio culturale” eccetera eccetera. Benissimo. Ma cosa si fa poi in pratica? La giornata gratuita? Meglio non fare nulla. Continuate a fare ciò che avete sempre fatto, cioè niente: almeno non fate danni.

Tralasciando il fatto che siamo, un po’ dappertutto, in piena campagna elettorale.

Sì, perché di danni stiamo parlando. Danni economici e di immagine. Il visitatore rimane praticamente sempre scontento di tali manifestazioni, e la pubblicità che farà del territorio e del turismo sarà pessima, vanificando, se non distruggendo, il lavoro che professionisti tentano di portare avanti. Basta poco per annientare quel che faticosamente si è costruito nel tempo. Voi non sareste più contenti di spendere anche solo un paio di euro per avere un servizio di cui essere contenti, piuttosto che fare un qualcosa gratis ma che vi lascia scontenti? Meglio una manifestazione organizzata oppure qualcosa che è gratis ma durante la quale è tutto lasciato al caso? Si possono evitare problemi? Sì, sicuramente. Il professionista lo sa, e sa come prevederli e risolverli.

E poi, che figura si fa di fronte al visitatore che si imbatte in situazioni paradossali? Immaginate una passeggiata in un borgo arroccato su una collina, in cui si cammina su superfici sconnesse e per chilometri, e l’organizzazione “dimentica” di avvertire i partecipanti di munirsi di scarpe da trekking e che il percorso non è adatto a persone con problemi motori: si presenta la coppia di anziani che sul posto scoprono che non possono fare la “visita guidata”. Mettetevi nei loro panni. Ma tanto è gratis.

Altro danno, quello economico. Il giorno in cui si svolge l’evento gratuito una guida turistica ABILITATA perde una giornata lavorativa. Chi possiede una partita IVA sa cosa significa. Per non parlare dei “danni collaterali”: la coppia di cui sopra magari tornerà in Ciociaria, magari con degli amici, avrebbero chiamato una guida, che quindi avrebbe guadagnato un’altra giornata di lavoro. Invece oltre al danno, la beffa: ha perso la prima giornata perché gratuita, e la possibile seconda, o terza o quarta, a causa dell’incompetenza altrui.

La “visita guidata” gratuita poi pone un altro problema: rende la guida turistica, o l’associazione\ente\cooperativa che “si fa pagare” completamente fuori mercato: perché fare una visita con chi ti fa pagare quando puoi fare una cosa molto simile aggratis? Eticamente la cosa è aberrante.

E per favore, smettiamola con la frase populista “lo facciamo per aiutare coloro che non possono permetterselo” perché è una balla colossale. Spendere l’equivalente di un pacchetto di sigarette o di una birra al pub per la cultura non mi sembra un’eresia. Per i casi di indigenza ci sarebbero molti modi diversi per aiutare queste persone, ma offrire loro servizi scadenti (per non dire inesistenti) è una presa in giro.

Il visitatore vuole servizi, vuole stare bene, senza problemi, vuole divertirsi per poi tornare a vivere un’altra avventura. Non ha bisogno di improvvisati. Il nostro territorio non ne ha bisogno. La crescita del turismo passa anche da questo. Fino a quando questa cultura non sarà sradicata, rassegnamoci ad un turismo su cui “si deve puntare” ma che non decollerà mai. Un gioco, nulla di più.

Con questo articolo sicuramente mi attirerò le ire di molti, critiche e quant’altro. Di sicuro ha delle lacune, è un articolo scritto di getto. La mia speranza però è, come per tutti i miei articoli, di far sorgere dubbi e riflessioni, magari anche sbagliando con le mie idee. Ho voluto far sentire la voce di una guida, che si oppone ai messaggi trionfalistici di chi vede il turismo come un giocattolino e che pensa “tanto che ci vuole”, e ringrazio di cuore tutti coloro che (associazioni culturali, enti pubblici, semplici visitatori) scelgono di affidarsi a noi professionisti. Grazie a tutti voi.

Grazie ad Alex Vigliani (https://www.facebook.com/alex.vigliani) per la foto!

Fatemi sapere cosa ne pensate, se siete d’accordo o meno, lasciate un like e condividete.

A presto!

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