Gratis non è bello
Ciao
ragazzi, ultimamente una tematica legata al turismo mi sta facendo
riflettere molto, e sono certo che anche in molti di voi il dubbio
sta crescendo. Leggo sempre più spesso, specialmente sui canali
social, di associazioni, cooperative, enti, parchi che, in pompa
magna, annunciano aperture speciali, visite guidate, accessi
straordinari a monumenti spesso non accessibili, oppure a luoghi non
proprio inseriti in circuiti turistici. Bene, anzi, benissimo. Però.
Perché c’è un però.
Il
però, grande come una casa, è una parolina che si trova
regolarmente sulle locandine: GRATUITO. Ecco il però. Questo
gratuito mi lascia quantomeno perplesso: ottimo per alcuni luoghi,
una sorta di “offerta lancio” per pubblicizzare il luogo, oppure
evento speciale a libero ingresso da svolgere una tantum per la
promozione del bene, e fin qui nulla di strano. Anzi. Il marketing in
fin dei conti funziona così.
Ma
siamo sicuri che pubblicizzare eventi “comuni”, in date non
festive, completamente gratuiti, sia un bene? Mi spiego meglio
tramite esempi. Il mio ragionamento parte dalla Ciociaria, ricca di
borghi e monumenti spesso non inseriti in alcun circuito turistico.
Terra ricca anche di professionisti del settore, archeologi, storici
dell’arte, guide turistiche. Professionisti che spesso, come il
sottoscritto, cercano di presentare e far conoscere i luoghi con
passione, dedizione e preparazione. E chiaramente a pagamento. Sì,
perché la guida turistica è una persona che, dopo anni di studio,
vive del suo lavoro, e quindi si paga. Strano vero?
Ecco,
queste guide turistiche (ABILITATE, non dimentichiamolo) propongono
itinerari e guidano persone alla scoperta del territorio tra mille
difficoltà, non sempre superabili poi. Mettono a disposizione del
visitatore la loro professionalità. E poi… E poi leggo che X
propone visite guidate gratuite nel luogo Y.
Di
solito la prima domanda che mi viene in mente è: visita guidata, chi
sarà il professionista che svolge tale visita? Risposta, nel 99% dei
casi: nessuno, un semplice appassionato. Ecco, proprio qui sta il
problema. Sarò ripetitivo, ma repetita iuvant: andreste mai per un
mal di denti da un avvocato? Oppure vi fareste mai rappresentare
durante un processo da un cardiochirurgo? E allora perché lo stesso
non dovrebbe valere per questa professione?
Purtroppo
poi il risultato è scontato, e le recensioni di chi partecipa a
queste manifestazioni sono pessime. Di soli pochi giorni fa la
testimonianza di una coppia che ha partecipato ad uno di questi
eventi (non farò nomi). La loro esperienza è stata terribile, non
hanno capito nulla di ciò che la sedicente guida diceva, hanno fatto
una confusione incredibile, da dimenticare in toto, concludendo che
se avessero letto quattro righe su Wikipedia avrebbero avuto una
esperienza migliore. Una pugnalata per me. Risultato: questa coppia
non vuole più provare una esperienza del genere, ha fatto una
pubblicità pessima a questi luoghi ed alla gestione del turismo, e
nel caso in cui si dovessero trovare di nuovo qui utilizzerebbero
Wikipedia, non fidandosi delle “guide”. Forse un po’ eccessivo.
Forse. Ed è solo l’ultima di una lunga serie di lamentele di cui
sono a conoscenza, condite sempre da un “ma perché non chiamano
voi che lo fate di mestiere?”
La
risposta è semplice: perché noi costiamo. E per fare la “visita
guidata” gratuita ciò non è accettabile.
Sento
ormai dappertutto associazioni varie, enti, politici e via dicendo
riempirsi la bocca di parole come turismo sostenibile, green, turismo
lento, di temi come “dobbiamo puntare sullo sviluppo turistico e
del patrimonio culturale” eccetera eccetera. Benissimo. Ma cosa si
fa poi in pratica? La giornata gratuita? Meglio non fare nulla.
Continuate a fare ciò che avete sempre fatto, cioè niente: almeno
non fate danni.
Tralasciando
il fatto che siamo, un po’ dappertutto, in piena campagna
elettorale.
Sì,
perché di danni stiamo parlando. Danni economici e di immagine. Il
visitatore rimane praticamente sempre scontento di tali
manifestazioni, e la pubblicità che farà del territorio e del
turismo sarà pessima, vanificando, se non distruggendo, il lavoro
che professionisti tentano di portare avanti. Basta poco per
annientare quel che faticosamente si è costruito nel tempo. Voi non
sareste più contenti di spendere anche solo un paio di euro per
avere un servizio di cui essere contenti, piuttosto che fare un
qualcosa gratis ma che vi lascia scontenti? Meglio una manifestazione
organizzata oppure qualcosa che è gratis ma durante la quale è
tutto lasciato al caso? Si possono evitare problemi? Sì,
sicuramente. Il professionista lo sa, e sa come prevederli e
risolverli.
E
poi, che figura si fa di fronte al visitatore che si imbatte in
situazioni paradossali? Immaginate una passeggiata in un borgo
arroccato su una collina, in cui si cammina su superfici sconnesse e
per chilometri, e l’organizzazione “dimentica” di avvertire i
partecipanti di munirsi di scarpe da trekking e che il percorso non è
adatto a persone con problemi motori: si presenta la coppia di
anziani che sul posto scoprono che non possono fare la “visita
guidata”. Mettetevi nei loro panni. Ma tanto è gratis.
Altro
danno, quello economico. Il giorno in cui si svolge l’evento
gratuito una guida turistica ABILITATA perde una giornata lavorativa.
Chi possiede una partita IVA sa cosa significa. Per non parlare dei
“danni collaterali”: la coppia di cui sopra magari tornerà in
Ciociaria, magari con degli amici, avrebbero chiamato una guida, che
quindi avrebbe guadagnato un’altra giornata di lavoro. Invece oltre
al danno, la beffa: ha perso la prima giornata perché gratuita, e la
possibile seconda, o terza o quarta, a causa dell’incompetenza
altrui.
La
“visita guidata” gratuita poi pone un altro problema: rende la
guida turistica, o l’associazione\ente\cooperativa che “si fa
pagare” completamente fuori mercato: perché fare una visita con
chi ti fa pagare quando puoi fare una cosa molto simile aggratis?
Eticamente la cosa è aberrante.
E
per favore, smettiamola con la frase populista “lo facciamo per
aiutare coloro che non possono permetterselo” perché è una balla
colossale. Spendere l’equivalente di un pacchetto di sigarette o di
una birra al pub per la cultura non mi sembra un’eresia. Per i casi
di indigenza ci sarebbero molti modi diversi per aiutare queste
persone, ma offrire loro servizi scadenti (per non dire inesistenti)
è una presa in giro.
Il
visitatore vuole servizi, vuole stare bene, senza problemi, vuole
divertirsi per poi tornare a vivere un’altra avventura. Non ha
bisogno di improvvisati. Il nostro territorio non ne ha bisogno. La
crescita del turismo passa anche da questo. Fino a quando questa
cultura non sarà sradicata, rassegnamoci ad un turismo su cui “si
deve puntare” ma che non decollerà mai. Un gioco, nulla di più.
Con
questo articolo sicuramente mi attirerò le ire di molti, critiche e
quant’altro. Di sicuro ha delle lacune, è un articolo scritto di
getto. La mia speranza però è, come per tutti i miei articoli, di
far sorgere dubbi e riflessioni, magari anche sbagliando con le mie
idee. Ho voluto far sentire la voce di una guida, che si oppone ai
messaggi trionfalistici di chi vede il turismo come un giocattolino e
che pensa “tanto che ci vuole”, e ringrazio di cuore tutti coloro
che (associazioni culturali, enti pubblici, semplici visitatori)
scelgono di affidarsi a noi professionisti. Grazie a tutti voi.
Grazie
ad Alex Vigliani (https://www.facebook.com/alex.vigliani) per la foto!
Fatemi
sapere cosa ne pensate, se siete d’accordo o meno, lasciate un like
e condividete.
A
presto!
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