lunedì 20 maggio 2019

Il turismo "green"


Turismo e salvaguardia ambientale


Ciao ragazzi, oggi è la Giornata Mondiale delle api (se volete notizie in più sulle api e su questo appuntamento: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Giornata-mondiale-delle-api-La-nostra-vita-dipende-da-loro-proteggiamole-2d50b959-8619-4c75-922e-a413cc5131b5.html?fbclid=IwAR2Wc2gxq9dGkuq_cCDIdHSLck6uR6-ohupxaoogF6J9cI_5xkeceC40U50#foto-1) e rimanendo in tema “green” volevo affrontare una tematica “turistica” sensu lato, cioè la connessione tra turismo e salvaguardia ambientale. Negli ultimi mesi sempre più persone sono state sensibilizzate sulle tematiche ambientali, anche grazie all’apporto della piccola Greta. Manifestazioni in tutto il mondo hanno fatto aprire gli occhi a molte persone sui rischi che il nostro pianeta corre, e ciò è un bene. Non mi soffermerò sulle polemiche che sono divampate in giro per il mondo, sulla piccola, sul suo libro, sui suoi sostenitori. Dirò solo: meglio tardi che mai. Finalmente una parte della popolazione terrestre sembra aver preso coscienza di un problema che potrebbe essere fatale al genere umano.

Piccolo excursus. I cambiamenti climatici e l’inquinamento possono davvero provocare la fine del genere umano, o quantomeno del mondo come lo conosciamo. Studi recenti hanno addirittura ipotizzato che i cambiamenti politici, le migrazioni e le carestie che hanno portato al collasso dell’impero romano di Occidente tra la fine del IV ed il V secolo siano dovute proprio a cambiamenti climatici su scala globale, e pare certo che la crisi del III secolo che ha sconvolto l’impero portando carestie ed epidemie non fossero altro che i risultati di un cambiamento climatico. Per non parlare delle grandi estinzioni che hanno cambiato il volto della terra durante l’arco della sua vita: in alcuni casi sono scomparsi fino al 95% delle specie che popolavano il globo. La colpa? Indovinate un po’. Sì, proprio del clima.

Capiamo immediatamente quindi che la situazione è grave. L’uomo ha distrutto e continua a distruggere l’ambiente. Lo modifica, lo sfrutta. Fino al punto di non ritorno. E, di solito, si accorge dei danni fatti quando ormai è troppo tardi.

Cosa c’entra questa predica ambientalista con il turismo, vi starete chiedendo. In realtà turismo e ambientalismo sono strettamente collegate. Il primo collegamento è tra il bene culturale (turistico) e l’ambiente\ecosistema. Un esempio. Potremmo dire che un bene culturale è come un bel bosco. Una risorsa. Il bosco può essere sfruttato, tagliato, utilizzato per trekking, camping, caccia, pesca, raccolta, “braciata” con gli amici. Stessa cosa il bene culturale: valorizzato, visitato, modificato, utilizzato per manifestazioni, eventi, mostre, sagre. Fino al punto di rottura. Fino a quando gli alberi tagliati sono più di quelli che ricrescono. Fino a quando i visitatori non superano il numero che il bene può sopportare. Fino a quando la sporcizia, il degrado e l’immondizia prendono il sopravvento.

Perché il bosco di cui sopra è un bene culturale a tutti gli effetti.

E i beni archeologici? Non sono anch’essi come quel bosco? Se in un bene archeologico, un museo, un sito, vengono stipati milioni di persone, non è forse come tagliare selvaggiamente quel bosco? Iniziamo quindi a pensare il bene storico, artistico, archeologico, come un ambiente naturale, e chiediamoci se lo stiamo sfruttando in maniera corretta oppure no.

Altro punto di incontro tra turismo e ambientalismo: produrre spazzatura. Il bene culturale è esattamente come un bosco: un luogo da tutelare dalla sporcizia. Sembra quasi stupido ricordarlo, e un po’ crea anche disagio dover ricordare alle persone di non gettare nulla per terra. Ma purtroppo (chi fa la guida turistica lo sa) capita anche questo: dover dire – Non gettate cartacce, non lasciate plastica, raccogliete l’immondizia. - Fa quasi sorridere, lo so. Ma è la realtà. Il turista spesso perde qualsiasi freno inibitore (e non a causa dell’alcool), e si comporta in maniera totalmente diversa da come si comporterebbe “a casa sua”. Studi psicologici associano questo cambiamento anche alla voglia di scaricare lo stress, di staccare la spina per intenderci, facendo e comportandosi in maniera opposta all’ordinario, rompendo le regole e le “catene” che in qualche modo imprigionano il nostro essere. Mi sembra giusto: quindi la prossima volta che andiamo in vacanza ricordiamoci di dare fuoco ad una macchina, tanto per sfogare lo stress e la frustrazione di una vita monotona.

Proprio questa giustificazione psicologia fornisce al subconscio del turista la scusante a comportamenti sbagliati, se non del tutto fuorilegge. Dal canto mio inasprirei le sanzioni fino all’espulsione dal paese per comportamenti del genere. Altro che sfogare lo stress. Andate in una spa.

E torniamo quindi al problema: esattamente come un bosco ipersfruttato da un turismo senza regole che produce spazzatura e lo danneggia irreversibilmente, lo stesso accade per le altre tipologie di beni. Abbandonare un fazzoletto, una cartaccia, un pezzetto di plastica “uccide” il bene. Un sito pieno di immondizia infatti farà una brutta impressione al turista, che quindi scriverà una pessima recensione, che sarà letta da chi era interessato a visitarlo, che quindi non andrà, che quindi non pagherà il biglietto di ingresso, che quindi non fornirà risorse al bene per mantenersi, che quindi collasserà senza un budget minimo disponibile e sarà chiuso. Ed ecco che il bene è stato ucciso. E proprio come in un ecosistema, saltando un pezzo del puzzle salta tutto: se il bene non è visitato la guida turistica non lavora, e di conseguenza non paga le tasse e non spende (con tutti i risvolti negativi sull’economia), non lavorano le strutture ricettive della zona, non lavorano i custodi, gli addetti alla manutenzione e così via. Il tutto per la cartaccia che dicevamo sopra.

Essere ambientalisti ha un costo minore che non esserlo, ricordiamocelo. E non solo economico.

Essere ambientalisti non significa solo scendere in piazza e manifestare, fare gesti eclatanti, diventare vegani o cose simili. Comportiamoci da ambientalisti nei piccoli gesti quotidiani. Cosa ci costa portarci la borraccia quando andiamo a fare una passeggiata, invece di comprare decine di bottigliette di acqua di plastica durante il percorso? Esempio stupido lo so, di sicuro tutti coloro che mi seguono e leggono già lo fanno. Ma è proprio da questi esempi stupidi che comincia la rivoluzione: dai piccoli gesti. E proprio da questi piccoli gesti nasce la rivoluzione turistica: sfruttiamo il patrimonio culturale in maniera corretta, non uccidiamolo. La prossima volta che organizzerete una passeggiata, una gita, una vacanza, riflettete su ciò che state pianificando.

Curiamo i siti archeologici, i musei, i borghi esattamente come faremmo con un bosco: una volta sfinito e distrutto, il bosco non esiste più.



E voi, cosa ne pensate? Come vi comportate durante una passeggiata o vacanza? Vi è mai capitato di assistere a comportamenti non appropriati? Fatemelo sapere, lasciate un commento e condividete, iniziamo questa “rivoluzione turistica”!
Alla prossima!

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