Turismo e salvaguardia ambientale
Ciao
ragazzi, oggi è la Giornata Mondiale delle api (se volete notizie in
più sulle api e su questo appuntamento:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Giornata-mondiale-delle-api-La-nostra-vita-dipende-da-loro-proteggiamole-2d50b959-8619-4c75-922e-a413cc5131b5.html?fbclid=IwAR2Wc2gxq9dGkuq_cCDIdHSLck6uR6-ohupxaoogF6J9cI_5xkeceC40U50#foto-1)
e rimanendo in tema “green” volevo affrontare una tematica
“turistica” sensu lato, cioè la connessione tra turismo e
salvaguardia ambientale. Negli ultimi mesi sempre più persone sono
state sensibilizzate sulle tematiche ambientali, anche grazie
all’apporto della piccola Greta. Manifestazioni in tutto il mondo
hanno fatto aprire gli occhi a molte persone sui rischi che il nostro
pianeta corre, e ciò è un bene. Non mi soffermerò sulle polemiche
che sono divampate in giro per il mondo, sulla piccola, sul suo
libro, sui suoi sostenitori. Dirò solo: meglio tardi che mai.
Finalmente una parte della popolazione terrestre sembra aver preso
coscienza di un problema che potrebbe essere fatale al genere umano.
Piccolo
excursus. I cambiamenti climatici e l’inquinamento possono davvero
provocare la fine del genere umano, o quantomeno del mondo come lo
conosciamo. Studi recenti hanno addirittura ipotizzato che i
cambiamenti politici, le migrazioni e le carestie che hanno portato
al collasso dell’impero romano di Occidente tra la fine del IV ed
il V secolo siano dovute proprio a cambiamenti climatici su scala
globale, e pare certo che la crisi del III secolo che ha sconvolto
l’impero portando carestie ed epidemie non fossero altro che i
risultati di un cambiamento climatico. Per non parlare delle grandi
estinzioni che hanno cambiato il volto della terra durante l’arco
della sua vita: in alcuni casi sono scomparsi fino al 95% delle
specie che popolavano il globo. La colpa? Indovinate un po’. Sì,
proprio del clima.
Capiamo
immediatamente quindi che la situazione è grave. L’uomo ha
distrutto e continua a distruggere l’ambiente. Lo modifica, lo
sfrutta. Fino al punto di non ritorno. E, di solito, si accorge dei
danni fatti quando ormai è troppo tardi.
Cosa
c’entra questa predica ambientalista con il turismo, vi starete
chiedendo. In realtà turismo e ambientalismo sono strettamente
collegate. Il primo collegamento è tra il bene culturale (turistico)
e l’ambiente\ecosistema. Un esempio. Potremmo dire che un bene
culturale è come un bel bosco. Una risorsa. Il bosco può essere
sfruttato, tagliato, utilizzato per trekking, camping, caccia, pesca,
raccolta, “braciata” con gli amici. Stessa cosa il bene
culturale: valorizzato, visitato, modificato, utilizzato per
manifestazioni, eventi, mostre, sagre. Fino al punto di rottura. Fino
a quando gli alberi tagliati sono più di quelli che ricrescono. Fino
a quando i visitatori non superano il numero che il bene può
sopportare. Fino a quando la sporcizia, il degrado e l’immondizia
prendono il sopravvento.
Perché
il bosco di cui sopra è un bene culturale a tutti gli effetti.
E i
beni archeologici? Non sono anch’essi come quel bosco? Se in un
bene archeologico, un museo, un sito, vengono stipati milioni di
persone, non è forse come tagliare selvaggiamente quel bosco?
Iniziamo quindi a pensare il bene storico, artistico, archeologico,
come un ambiente naturale, e chiediamoci se lo stiamo sfruttando in
maniera corretta oppure no.
Altro
punto di incontro tra turismo e ambientalismo: produrre spazzatura.
Il bene culturale è esattamente come un bosco: un luogo da tutelare
dalla sporcizia. Sembra quasi stupido ricordarlo, e un po’ crea
anche disagio dover ricordare alle persone di non gettare nulla per
terra. Ma purtroppo (chi fa la guida turistica lo sa) capita anche
questo: dover dire – Non gettate cartacce, non lasciate plastica,
raccogliete l’immondizia. - Fa quasi sorridere, lo so. Ma è la
realtà. Il turista spesso perde qualsiasi freno inibitore (e non a
causa dell’alcool), e si comporta in maniera totalmente diversa da
come si comporterebbe “a casa sua”. Studi psicologici associano
questo cambiamento anche alla voglia di scaricare lo stress, di
staccare la spina per intenderci, facendo e comportandosi in maniera
opposta all’ordinario, rompendo le regole e le “catene” che in
qualche modo imprigionano il nostro essere. Mi sembra giusto: quindi
la prossima volta che andiamo in vacanza ricordiamoci di dare fuoco
ad una macchina, tanto per sfogare lo stress e la frustrazione di una
vita monotona.
Proprio
questa giustificazione psicologia fornisce al subconscio del turista
la scusante a comportamenti sbagliati, se non del tutto fuorilegge.
Dal canto mio inasprirei le sanzioni fino all’espulsione dal paese
per comportamenti del genere. Altro che sfogare lo stress. Andate in
una spa.
E
torniamo quindi al problema: esattamente come un bosco ipersfruttato
da un turismo senza regole che produce spazzatura e lo danneggia
irreversibilmente, lo stesso accade per le altre tipologie di beni.
Abbandonare un fazzoletto, una cartaccia, un pezzetto di plastica
“uccide” il bene. Un sito pieno di immondizia infatti farà una
brutta impressione al turista, che quindi scriverà una pessima
recensione, che sarà letta da chi era interessato a visitarlo, che
quindi non andrà, che quindi non pagherà il biglietto di ingresso,
che quindi non fornirà risorse al bene per mantenersi, che quindi
collasserà senza un budget minimo disponibile e sarà chiuso. Ed
ecco che il bene è stato ucciso. E proprio come in un ecosistema,
saltando un pezzo del puzzle salta tutto: se il bene non è visitato
la guida turistica non lavora, e di conseguenza non paga le tasse e
non spende (con tutti i risvolti negativi sull’economia), non
lavorano le strutture ricettive della zona, non lavorano i custodi,
gli addetti alla manutenzione e così via. Il tutto per la cartaccia
che dicevamo sopra.
Essere
ambientalisti ha un costo minore che non esserlo, ricordiamocelo. E
non solo economico.
Essere
ambientalisti non significa solo scendere in piazza e manifestare,
fare gesti eclatanti, diventare vegani o cose simili. Comportiamoci
da ambientalisti nei piccoli gesti quotidiani. Cosa ci costa portarci
la borraccia quando andiamo a fare una passeggiata, invece di
comprare decine di bottigliette di acqua di plastica durante il
percorso? Esempio stupido lo so, di sicuro tutti coloro che mi
seguono e leggono già lo fanno. Ma è proprio da questi esempi
stupidi che comincia la rivoluzione: dai piccoli gesti. E proprio da
questi piccoli gesti nasce la rivoluzione turistica: sfruttiamo il
patrimonio culturale in maniera corretta, non uccidiamolo. La
prossima volta che organizzerete una passeggiata, una gita, una
vacanza, riflettete su ciò che state pianificando.
Curiamo
i siti archeologici, i musei, i borghi esattamente come faremmo con
un bosco: una volta sfinito e distrutto, il bosco non esiste più.
E
voi, cosa ne pensate? Come vi comportate durante una passeggiata o
vacanza? Vi è mai capitato di assistere a comportamenti non
appropriati? Fatemelo sapere, lasciate un commento e condividete,
iniziamo questa “rivoluzione turistica”!
Alla
prossima!
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