sabato 13 aprile 2019

Orte: una domenica da leoni

Novità nella proposta turistica. Qualche differenza con la Ciociaria.


Ciao ragazzi, oggi torniamo a parlare di Orte (VT) per segnalarvi una bellissima manifestazioneche interesserà domani, domenica 14 aprile, il territorio comunale.

Domani infatti verrà inaugurata la rete di sentieri di trekking di Orte. Una rete che permetterà di visitare luoghi molto interessanti sia dal punto di vista storico che naturalistico, per scoprire luoghi estremamente affascinanti. Ma l’offerta turistica del piccolo comune della valle Tiberina non si esaurisce qui: solo una settimana fa infatti è stata inaugurata una nuova tappa del percorso della Orte Sotterranea, il Ninfeo rupestre.

Ma oggi non voglio soffermarmi sulla descrizione del luogo e sulla proposta turistica. Tutte le informazioni potete trovarle infatti alle pagine ufficiali: https://www.facebook.com/visitorteturismo/?epa=SEARCH_BOX

Voglio invece fare una riflessione proprio sulla proposta turistica ortana. Un vero esempio di creazione di un circuito turistico “virtuoso”. Nel giro di pochi anni infatti la realtà culturale locale ha dato vita ad un sistema di valorizzazione sorprendente. Parliamo di un piccolo borgo che non raggiunge le 10000 anime.

Cosa rende il panorama culturale del paese così vivo? La volontà di puntare su un turismo di nicchia, la volontà di far conoscere il territorio, la volontà di recuperare e preservare le bellezze ortane, insomma l’amore per il territorio.

Pensare che nel giro di pochi anni il turismo è cresciuto in maniera esponenziale è qualcosa di incredibile. Un paese così piccolo può vantare diversi musei, un borgo tutto da scoprire e ben tenuto, una rete di cunicoli sotterranei da far invidia a tutti, e da domani una rete di percorsi di trekking. Come è stato possibile? Grazie a diverse associazioni locali, ma anche a molti professionisti che hanno studiato (e continuano a farlo) in maniera scientifica (insomma non “studiosi” improvvisati), pubblicato i risultati, e lavorato duramente affinché la conoscenza di Orte non sia solo qualcosa di astratto, chiuso in “convegni” di valore tutto da verificare, ma sia qualcosa di vivo, di spendibile turisticamente, un modo per far conoscere questa terra.

Progetti su progetti, duro lavoro, passione. Questi sono alcune delle caratteristiche del turismo ortano. E le amministrazioni? Anche loro hanno di certo fatto la loro parte. Quando si dice remare tutti nella stessa direzione.

Di sicuro tutto è perfettibile, di strada da fare ancora ce n’è tanta ed i problemi non mancano. Ma da qualche parte bisogna anche iniziare. E qui hanno iniziato alla grande. Vivendo ad Orte ho apprezzato particolarmente la volontà collettiva (con alcune eccezioni, sia chiaro) di sensibilizzare, conoscere e valorizzare il patrimonio locale. Volontà che è comune a giovani, adulti, meno giovani. Insomma davvero radicata. Un amore per il territorio quasi incondizionato. Un amore che porta ad un successo delle manifestazioni che ha quasi del miracoloso.

Ed in Ciociaria? Da buon ciociaro, amante della mia terra e fiero delle mie origini non posso non fare un paragone con la situazione della nostra amata Ciociaria. Ed il paragone è desolante. Purtroppo.

Desolante perché ho in prima persona “assaporato” la differenza. Differenza di gestione ad esempio: mi piange il cuore al pensiero di tutti quei gioielli ciociari (siti archeologici, naturalistici, musei, rovine varie) abbandonati a loro stessi, non fruibili, totalmente dimenticati, quasi un peso per le cittadinanze e le amministrazioni. Con le dovute eccezioni, sia chiaro. Penso ad esempio a molti luoghi che dire abbandonati è dire poco. Zero programmazione, zero progettualità, zero volontà vera di recupero e valorizzazione. Nessun piano strategico, si vivacchia alla giornata. L’importante è organizzare la sagra di turno, basta che si mangi, oppure le attività estive che popolano, anche in maniera kitsch, i borghi ciociari nelle serate estive. Ma cosa si fa a livello culturale? Poco, pochissimo, per non dire nulla. E troppo spesso quando qualcosa si fa, lo si fa in maniera sbagliata, spesso affidandosi alle figure professionali sbagliate.

Colpa delle amministrazioni? Ni. Non solo almeno. Se ai piani alti infatti l’incompetenza a volte la fa da padrona e la progettualità a medio-lungo termine è praticamente sconosciuta, non è che ai “piani bassi” le cose vadano meglio. Le cittadinanze sono spessissimo totalmente disinteressate a ciò che riguarda la cultura, o meglio si lasciano trasportare dalla moda del momento. E quindi tutti in massa ad una esposizione temporanea “di moda”, organizzata come un evento estemporaneo che può attirare un po’ di gente per una domenica, ma senza un progetto più ampio. Anche perché diciamocelo, organizzare e vivere una esperienza in un sito archeologico ad esempio è una palla. Meglio andare al mare, o al bar a fare un aperitivo, o in discoteca.

Esiste poi un altro problema, tipicamente ciociaro: io so farlo meglio. Qualsiasi cosa si faccia, la maggior parte delle persone saranno lì a trovare mille difetti, non parteciperanno per partito preso, sparando a zero. Tutti sapremmo fare meglio, e allora perché non ci attiviamo? Perché non mettiamo a disposizione le nostre conoscenze per migliorare? Senza contare i vari “dispettucci” politico-personali che continuano ad avvenire normalmente: quella cosa l’ha organizzata tizio, quindi col cavolo che ci vado. Boicottaggio. Anzi se si può facciamo una cosa molto simile, gli cambiamo nome e e la facciamo meglio (che poi di solito si tramutano tutte in un fallimento o uno schifo unico senza né capo né coda).

E poi, hanno organizzato qualcosa a pagamento? Perché devo pagare per fare una cosa che tutto sommato posso più o meno fare gratis per conto mio? Tanto è uguale. Al massimo apro Wikipedia e mi leggo due cose.

Oppure forse tutto questo è solo una scusa. Una scusa per giustificare la mancanza totale di interesse per un certo genere di eventi e di tipologia culturale. Forse si tirano in ballo tutte queste cose solo per “giustificare” la non partecipazione. Tutti, dal cittadino all’amministratore, si riempiono la bocca con le classiche frasi fatte “potremmo vivere di turismo” o “dobbiamo puntare sul turismo”, ma poi, praticamente poco o nulla viene fatto.

Non ne faccio una colpa, soffriamo purtroppo di un senso di inferiorità che si è sedimentata negli anni. “Ma che ci viene a fare un turista qui? Che viene a vedere? Che ci sta?” Non ditemi che non avete mai sentito, almeno una volta qualcuno fare un discorso del genere. Ecco sta qui la differenza con Orte.

Alcune associazioni stanno tentando di scardinare questo modo di pensare, lavorando sodo per cambiare la percezione del territorio ciociaro, prima di tutto negli stessi suoi abitanti. E siccome stanno lavorando molto bene i primi risultati iniziano a vedersi. Ma basta improvvisarsi. Basta vivere alla giornata. Ringraziamo queste associazioni che ce la stanno mettendo tutta, alcune davvero virtuose e che stanno proponendo modelli molto interessanti. Supportiamole, siamo noi stessi artefici del futuro turistico della Ciociaria.

Chiediamo progettualità, organizzazione, lungimiranza. Deve partire da noi, dal basso, questa richiesta. Siamo noi che dobbiamo partecipare, supportare, dare un contributo tangibile allo sviluppo. “Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese” diceva un certo JFK. I modelli da seguire esistono, prendiamo esempio.

Sono stato volutamente un po’ polemico oggi, nella speranza di smuovere i vostri animi! Lasciate un commento, fatemi sapere se l’articolo vi è piaciuto e soprattutto cosa ne pensate di questo argomento! A presto!

giovedì 11 aprile 2019

Davvero un turismo diverso non è possibile?


Il turismo di massa, quando il numero è il dio del turismo

Ciao ragazzi, torniamo dopo una pausa dovuta a (meritate) vacanze e, di conseguenza, carichi di lavoro raddoppiati al ritorno! Staccare la spina era d’obbligo, prima dell’inizio dell’alta stagione turistica, e quindi una bella passeggiata ad Atene è stato il modo per fare un tuffo nella culla della civiltà occidentale e della democrazia.

Non parleremo però di Atene e della Grecia, che non hanno bisogno di pubblicità, ma oggi volevo tornare sulla questione “turismo”.

Visitare Atene mi ha dato la possibilità di passeggiare in luoghi estremamente affascinanti certo, ma mi ha anche dato la possibilità di riflettere sulla gestione, la valorizzazione e lo “sfruttamento” dei beni archeologici e “culturali” in genere. La cosa che mi ha colpito dei luoghi più gettonati della capitale greca (l’Acropoli ed i musei principali per intenderci) è che sono estremamente ordinati. Puliti, caotici ma non troppo, pochissimi venditori abusivi, ordine alle casse per i biglietti, gentilezza del personale, aree verdi tutto sommato piacevoli e ben tenute.

Sicuramente starete pensando: beh è una cosa normale. Risposta: fate un giro al Colosseo o a Piazza san Pietro. Prendete in blocco ciò che ho scritto sopra, ribaltate il senso della frase, ed avrete uno spaccato di vita quotidiana romana. Ogni giorno che vado a lavoro la rabbia è tanta, una stretta al cuore vedere questi luoghi che tutto il mondo ci invidia trattati così.

Cumuli di immondizia, sporcizia, aree degradate sono purtroppo la cornice di questi gioielli. Per non parlare dei venditori ambulanti, non passano più di due minuti che cerchino di vendervi di tutto, dal tour saltafila all’acqua, da cappelli ad aste selfie fino a braccialetti ed oggetti che definire di dubbio gusto è fargli un complimento. Ed il problema non è solo di decoro: parliamo di un giro di affari milionario, pensate al danno economico. L’illegalità domina in questi luoghi, a tutti i livelli.

Maleducazione e comportamenti non appropriati dominano i monumenti. Non voglio nemmeno pensare a chi tenta di portarsi a casa il mattoncino del Colosseo, o chi fa sesso ai piedi del Palatino (i pazzi purtroppo sono ovunque e ci saranno sempre), ma mi riferisco a tutti quei turisti che banchettano nel Colosseo ad esempio, oppure che per fare la foto più bella si arrampicano sulla collinetta di fianco all’Arco di Costantino, transennata ed interdetta, oppure su blocchi e colonne, fregandosene di divieti vari e del buonsenso.

La mia riflessione non è politica, attenzione. Capisco le difficoltà della gestione di un patrimonio del genere. Mi accorgo però spesso che alcune situazioni critiche sarebbero gestibili in maniera semplice e veloce, e ciò mi lascia perplesso. Perché non vengono affrontate e risolte? Se ci ho pensato che non sono nessuno, come mai chi gestisce la cosa non interviene? Sono cose talmente basilari che fanno cadere le braccia. Incompetenza? Interessi nascosti? “A pensar male si fa peccato, ma tante volte...” diceva un personaggio scomparso qualche anno fa. E preferisco pensare questo che pensare che il tutto sia in mano ad incompetenti, perché sarebbe ancora più grave. Forse.

L’altro grande problema è culturale. Si dice sempre che è difficile gestire numeri di turisti così elevati. E ci credo: solo il Colosseo l’anno scorso ha segnato un record di 7 milioni e mezzo di visitatori. Problema: tali numeri non sono gestibili. Come si risolve? Chiunque direbbe “abbassiamo i numeri allora, portandoli ad un numero gestibile”. Viene fatto? Immaginate la risposta.

Siamo la società dei numeri. Serve fare i numeri. Non ce ne frega niente a parte i numeri. Più gente viene e meglio è. Numeri numeri numeri.

Ma è davvero il turismo di massa, il turismo dei 7.5 milioni di visitatori del Colosseo la risposta giusta alla risoluzione dei problemi?

Sto riflettendo da molto sulla questione, e la risposta a cui sono arrivato è NO. Il turismo di massa è la piaga peggiore che ci possa capitare. Beni culturali sfruttati come se fossero attrazioni di un parco giochi, turisti totalmente spaesati che a Roma si chiedono dove sia la torre di Pisa, quando non del tutto disinteressati. L’importante è fare la foto per dire “Ci sono stato”. Leggi e regole infrante per il mito del selfie, da persone che non capiscono il valore di ciò che stanno guardando, e di cui, in fin dei conti, poco o nulla gli interessa. Fare una visita al Colosseo non è la stessa cosa che stare in spiaggia a rilassarsi, ma per molti lo è. Ed ecco che poi tutti i comportamenti più beceri dell’essere umano vengono a galla. Ed ecco chi ti spintona, chi cerca di entrare con una bottiglia di tequila, chi semplicemente si siede sulle scale interne del Colosseo e si addormenta.

E vi lascio immaginare il caos che tale turismo crea. Rumore, sporcizia, immondizia, folla. Una vera bolgia. Deprimente. Una situazione paradossale.

Desolante.

Qualche giorno fa ho accompagnato un gruppo di soci dell’associazione Itinarrando Arte del Camminare (https://www.facebook.com/assculturaleitinarrando/ )ad Esperia (FR), visita guidata di cui parlerò nei prossimi giorni. Una passeggiata di salute. Dai membri del gruppo (estremamente interessati) ai luoghi non massacrati dalla folla, dalla gestione della visita in tranquillità alla mancanza di interferenze esterne.

Voglio fermarmi qui, ho dato vari spunti di riflessione. A questo punto sta a voi pensare a questo tema, di sicuro anche voi avete avuto le vostre esperienze al riguardo. Condividetele con noi, fateci sapere cosa ne pensate. Lo scopo di questo articolo è proprio farvi porre domande. E con una domanda voglio chiudere:
Davvero un turismo diverso non è possibile?