lunedì 17 dicembre 2018

Montecassino: dove passa la storia d'Europa


Già frequentato in epoca preromana, Monte Cassino è stato sempre un luogo centrale per la vita degli abitanti del territorio cassinese. In epoca romana il sito è occupato da un grande santuario dedicato al dio Apollo, mentre la città di Casinum prospera e diventa un centro di dimensioni ragguardevoli, dotandosi addirittura di un anfiteatro (tutt’ora esistente e visitabile). Dopo il collasso dell’Impero Romano inizia un periodo di forte decadenza per la città, dove rimarranno pochissimi abitanti. Decadenza che viene interrotta da un certo Benedetto da Norcia: proprio sulla sommità di Monte Cassino il santo decide di fondare un monastero attorno all’anno 529 d.C., che va ad impostarsi proprio sui resti del tempio di Apollo, quasi a voler cancellare, una volta per tutte, il culto pagano. Culto che, all’epoca della fondazione del monastero, era forse ancora vivo, almeno in una parte della popolazione; sappiamo per certo che il Cristianesimo non attecchisce immediatamente nel Lazio meridionale, e testimone ne è una iscrizione proveniente da Atina e da me pubblicata insieme alla Dott.ssa G.R. Bellini della Soprintendenza Archeologica del Lazio: l’iscrizione è la prima sicuramente cristiana del Lazio Meridionale, datata all’epoca Costantiniana (inizi del IV sec. d.C.), quindi relativamente tarda. Proprio a Montecassino San Benedetto scrisse la sua regola, Ora et Labora (letteralmente prega e lavora), alla base della vita monastica benedettina; su questa regola si fondava la vita dei monaci e raccoglieva i due momenti più intensi della giornata tipo del monaco.
La storia del monastero è molto travagliata: subisce infatti numerose distruzioni a causa di eventi bellici (l’arrivo dei Longobardi intorno al 570 d.C. per esempio), terremoti, incendi. Tuttavia diventa un luogo centrale per la vita politica e religiosa del tempo (da Montecassino arriveranno ben tre papi, Stefano IX, Vittore III (conosciuto anche con il nome da abate, Desiderio) e Gelasio II. A livello politico il periodo centrale del Medio Evo si caratterizza per lo scontro del monastero di Montecassino con le altre realtà dell’area, come per esempio la famiglia D’Aquino (da cui nascerà Tommaso, uno dei dottori della Chiesa): scontro aspro, che spesso si è tradotto in vere e proprie battaglie (basti pensare allo scontro per il dominio del Monte Asprano e la fondazione di Roccasecca, in seguito alla quale l’Abate Mansone verrà ucciso). Ma il monastero è anche un centro di incredibile interesse culturale: i monaci amanuensi qui copiarono migliaia di testi antichi, e se oggi molti testi sono ancora conosciuti e studiati lo dobbiamo a loro. Da Montecassino arriva anche il primo documento il lingua volgare italiana: il Placito Cassinese (o Capuano), datato al 960 circa, è una testimonianza giurata sull’appartenenza di alcuni terreni al monastero.
L’ultima grande distruzione è datata alla seconda guerra mondiale. Proprio da Montecassino passava la Linea Gustav, linea di difesa dell’esercito Tedesco contro le truppe alleate. La battaglia, anzi le battaglie (quattro tra il gennaio ed il maggio del 1944), sono tra le più cruente dell’intera guerra. Ne sono testimonianza i vari cimiteri di guerra dove riposano i caduti delle varie fazioni. Il monastero viene praticamente distrutto il 15 febbraio del ‘44: secoli di storia vennero spazzati via in poche ore. Fortunatamente la maggior parte dei capolavori e dei testi della biblioteca erano stati evacuati dai comandanti tedeschi e portati in Vaticano, riducendo al minimo le perdite. Ricostruito subito dopo la guerra, venne riconsacrato dal Pontefice Paolo VI il 24 ottobre 1964. Ancora oggi all’interno troviamo le tombe di San Benedetto e di sua sorella Santa Scolastica, salvate dalla furia della guerra: sembra infatti che durante il bombardamento una bomba fosse arrivata proprio a lambire la tomba del santo, ma che (davvero un miracolo) non fosse esplosa, preservando così la sua sepoltura.
Impossibile dunque non pensare di visitarlo, perché da qui passa la storia europea e mondiale degli ultimi due millenni.

giovedì 13 dicembre 2018

Alla foce del Garigliano: Minturnae (Minturno, LT)




Siamo sulle sponde del Garigliano, a poche centinaia di metri dalla sua foce, al confine tra Lazio e Campania, comune di Minturno, provincia di Latina. E proprio qui troviamo uno dei siti archeologici più interessanti del Lazio meridionale: il comprensorio Archeologico di Minturnae.
Minturnae è una colonia romana fondata nel 296 a.C. sulle sponde del fiume Liris (attuale Garigliano) come centro commerciale e di controllo del territorio. Nel volgere di pochi anni la fortuna della colonia diventa immensa, grazie anche ai fiorenti commerci di olio e soprattutto vino (in questa zona veniva prodotto il Falerno, il “vino degli imperatori”. Tagliata dalla via Appia, la regina viarum, la prima autostrada di sempre, con un fiorente porto commerciale, Minturnae doveva apparire al visitatore antico come una metropoli multietnica, multiculturale, divisa da un fiume come le moderne Roma, Parigi o Londra. Imponenti scavi hanno portato alla luce il cuore politico-religioso della città, con vari templi (tra cui il tempio dedicato a Giulio Cesare divinizzato), il Foro, la Curia, la Basilica, le terme, il teatro, il Macellum (centro commerciale dell’epoca) nonché varie abitazioni e, di notevole rilevanza, le latrine pubbliche (non potevano mancare i bagni pubblici in una città di questa importanza!). Proprio nel Foro sono state ultimamente ritrovate le tracce di una maestosa iscrizione pavimentale in bronzo (se ne conoscono nemmeno talmente poche al mondo che una mano basta a contarle!) a riprova dell’importanza della città. Una delle scoperte più sensazionali e, forse, divertenti, ha però riguardato le latrine pubbliche: i muri erano completamente ricoperti da graffiti! Immaginate le scritte che vediamo oggi nei bagni pubblici: ecco, avrete una vaga idea di cosa abbiano scritto i Minturnesi di 2000 anni fa su quei muri! Nell’Antiquarium troviamo una galleria con sculture di notevole pregio (ad esempio le statue di Augusto e Livia, sua moglie), iscrizioni che ci raccontano la vita della città, anfore, legni di nave; insomma, da non perdere assolutamente!
Se tutto questo ancora non vi ha fatto venire voglia di visitarla, eccovi l’ultima motivazione: il Ponte Real Ferdinando, primo ponte sospeso con catenaria in ferro dell’intera Europa Continentale! Progettato dall’ing. Luigi Giura, i lavori iniziarono nel 1828 e furono terminati il 30 aprile 1832. Inaugurato il 10 maggio dello stesso anno, fu considerato dalla stampa internazionale un capolavoro di ingegneria. Per dimostrare al mondo la solidità del ponte, il re Ferdinando si pose al centro della campata ordinando il passaggio di due squadroni di lancieri al trotto e di ben sedici treni di artiglieria. Il ponte vedrà, purtroppo, molto sangue scorrere: prima lo scontro fratricida della battaglia del Garigliano tra esercito borbonico ed esercito piemontese per l’Unità d’Italia, poi il lungo assedio della Linea Gustav durante la seconda Guerra Mondiale. Danneggiato gravemente dai Tedeschi, è stato restaurato ed ancora oggi si erge maestoso a collegare il Lazio e la Campania. La commozione nel vedere i segni del tempo e della guerra sulle strutture del ponte è grande, aumentata dalla presenza, a poche decine di metri dal Comprensorio, del Cimitero di guerra del Commonwealth.
Non resta che andare a scoprire questo luogo incantevole!

mercoledì 12 dicembre 2018

Borghi nascosti: Orte (VT), una perla da scoprire


Cominciamo la nostra rubrica “Speciale Borghi”, iniziando dalla nostra “patria adottiva”, Orte (VT). Al confine tra il Lazio e l’Umbria, il borgo di Orte domina la valle del Tevere, dall’alto del suo colle. Di antichissime origini, ancora oggi presenta siti da non perdere, bellezze archeologiche, artistiche ed architettoniche che coprono un arco temporale lunghissimo, dall’epoca Etrusca ai nostri giorni, passando per l’età Romana, il Medioevo, il Barocco. Scorci da favola, che fanno tornare indietro in pieno Medioevo. Stupendo e rilassante perdersi tra i suoi vicoli, le sue chiese, le sue piazze e le sue tradizioni. Da visitare vari musei, diverse chiese con capolavori artistici notevoli , ma ciò che incanta del borgo è scoprire qui e là un pezzo di storia, un frammento di sarcofago romano, una colonna di 2000 anni, un balconcino medievale. Assolutamente da non perdere la “Orte sotterranea”: attraverso i cunicoli dell’antico acquedotto etrusco-romano e sale sotterranee si ripercorre l’intera storia millenaria del borgo, una città sotto la città. Per passare un momento tra storia, archeologia, buon cibo e buon vino! Allora, vi è venuta un po’ di curiosità? Per info: https://www.visitaorte.com/
Ci rivediamo la settimana prossima con un altro borgo da scoprire!

martedì 11 dicembre 2018

Roccasecca, castello di San Tommaso D'Aquino: speciale castelli


Per lo “Speciale Castelli” iniziamo il nostro viaggio da uno dei castelli più evocativi dell’Italia centrale: il Castello di Roccasecca. Fondato dai monaci del monastero di Montecassino alla fine del X secolo d.C., divenne poco dopo feudo della potente famiglia dei D’Aquino. E proprio qui, secondo la tradizione, nacque nel XIII sec. Tommaso, il Doctor Angelicus, uno dei più famosi ed importanti filosofi della Chiesa Cattolica. Ben riconoscibili ancora le strutture centrali, che si stagliano sullo sfondo della Valle del Liri e la valle del Melfa, ancora a proteggere e controllare le piane e le gole dei fiumi. Le mura trecentesche ancora circondano il castello, il borgo tuttora abitato, la prima Chiesa al mondo dedicata a San Tommaso d’Aquino, ma di questo parleremo a breve nel nostro “Speciale Borghi”!

domenica 9 dicembre 2018

Campolato-Arce: una torre nella natura


Un luogo a cui siamo particolarmente legati: Campolato. Torre del XIV sec., in un luogo di rara bellezza a picco sul fiume Liri. Incredibile tra i colori delle serate autunnali… Siamo ad Arce, in provincia di Frosinone, frazione Sant'Eleuterio. Il nome antico del luogo era Campolato, secondo la tradizione sede di una villa appartenuta a Quinto, fratello di M. Tullio Cicerone. Dell'antico borgo resta solo l'imponente torre del XIV sec., ricostruita su una torre precedente (XII sec.) e l'antica taverna. Luogo di confine tra il regno di Napoli e il Patrimonio di San Pietro, il borgo viene distrutto dall'Imperatore Corradino di Svevia nella seconda metà del '200. Ben visibili gli stemmi araldici della famiglia D'Angiò e della famiglia Cantelmo, promotori della ricostruzione della torre. Immersa nella natura, con accesso diretto al fiume Liri, è uno dei luoghi della Ciociaria sconosciuta, in cui perdersi alla ricerca della storia antica. Semplicemente magnifica.