Il turismo di massa, quando il numero è il dio del turismo
Ciao ragazzi, torniamo dopo una pausa dovuta a (meritate) vacanze e, di conseguenza, carichi di lavoro raddoppiati al ritorno! Staccare la spina era d’obbligo, prima dell’inizio dell’alta stagione turistica, e quindi una bella passeggiata ad Atene è stato il modo per fare un tuffo nella culla della civiltà occidentale e della democrazia.
Non
parleremo però di Atene e della Grecia, che non hanno bisogno di
pubblicità, ma oggi volevo tornare sulla questione “turismo”.
Visitare
Atene mi ha dato la possibilità di passeggiare in luoghi
estremamente affascinanti certo, ma mi ha anche dato la possibilità
di riflettere sulla gestione, la valorizzazione e lo “sfruttamento”
dei beni archeologici e “culturali” in genere. La cosa che mi ha
colpito dei luoghi più gettonati della capitale greca (l’Acropoli
ed i musei principali per intenderci) è che sono estremamente
ordinati. Puliti, caotici ma non troppo, pochissimi venditori
abusivi, ordine alle casse per i biglietti, gentilezza del personale,
aree verdi tutto sommato piacevoli e ben tenute.
Sicuramente
starete pensando: beh è una cosa normale. Risposta: fate un giro al
Colosseo o a Piazza san Pietro. Prendete in blocco ciò che ho
scritto sopra, ribaltate il senso della frase, ed avrete uno spaccato
di vita quotidiana romana. Ogni giorno che vado a lavoro la rabbia è
tanta, una stretta al cuore vedere questi luoghi che tutto il mondo
ci invidia trattati così.
Cumuli
di immondizia, sporcizia, aree degradate sono purtroppo la cornice di
questi gioielli. Per non parlare dei venditori ambulanti, non passano
più di due minuti che cerchino di vendervi di tutto, dal tour
saltafila all’acqua, da cappelli ad aste selfie fino a braccialetti
ed oggetti che definire di dubbio gusto è fargli un complimento. Ed
il problema non è solo di decoro: parliamo di un giro di affari
milionario, pensate al danno economico. L’illegalità domina in
questi luoghi, a tutti i livelli.
Maleducazione
e comportamenti non appropriati dominano i monumenti. Non voglio
nemmeno pensare a chi tenta di portarsi a casa il mattoncino del
Colosseo, o chi fa sesso ai piedi del Palatino (i pazzi purtroppo
sono ovunque e ci saranno sempre), ma mi riferisco a tutti quei
turisti che banchettano nel Colosseo ad esempio, oppure che per fare
la foto più bella si arrampicano sulla collinetta di fianco all’Arco
di Costantino, transennata ed interdetta, oppure su blocchi e
colonne, fregandosene di divieti vari e del buonsenso.
La
mia riflessione non è politica, attenzione. Capisco le difficoltà
della gestione di un patrimonio del genere. Mi accorgo però spesso
che alcune situazioni critiche sarebbero gestibili in maniera
semplice e veloce, e ciò mi lascia perplesso. Perché non vengono
affrontate e risolte? Se ci ho pensato che non sono nessuno, come mai
chi gestisce la cosa non interviene? Sono cose talmente basilari che
fanno cadere le braccia. Incompetenza? Interessi nascosti? “A
pensar male si fa peccato, ma tante volte...” diceva un personaggio
scomparso qualche anno fa. E preferisco pensare questo che pensare
che il tutto sia in mano ad incompetenti, perché sarebbe ancora più
grave. Forse.
L’altro
grande problema è culturale. Si dice sempre che è difficile gestire
numeri di turisti così elevati. E ci credo: solo il Colosseo l’anno
scorso ha segnato un record di 7 milioni e mezzo di visitatori.
Problema: tali numeri non sono gestibili. Come si risolve? Chiunque
direbbe “abbassiamo i numeri allora, portandoli ad un numero
gestibile”. Viene fatto? Immaginate la risposta.
Siamo
la società dei numeri. Serve fare i numeri. Non ce ne frega niente a
parte i numeri. Più gente viene e meglio è. Numeri numeri numeri.
Ma è
davvero il turismo di massa, il turismo dei 7.5 milioni di visitatori
del Colosseo la risposta giusta alla risoluzione dei problemi?
Sto
riflettendo da molto sulla questione, e la risposta a cui sono
arrivato è NO. Il turismo di massa è la piaga peggiore che ci possa
capitare. Beni culturali sfruttati come se fossero attrazioni di un
parco giochi, turisti totalmente spaesati che a Roma si chiedono dove
sia la torre di Pisa, quando non del tutto disinteressati.
L’importante è fare la foto per dire “Ci sono stato”. Leggi e
regole infrante per il mito del selfie, da persone che non capiscono
il valore di ciò che stanno guardando, e di cui, in fin dei conti,
poco o nulla gli interessa. Fare una visita al Colosseo non è la
stessa cosa che stare in spiaggia a rilassarsi, ma per molti lo è.
Ed ecco che poi tutti i comportamenti più beceri dell’essere umano
vengono a galla. Ed ecco chi ti spintona, chi cerca di entrare con
una bottiglia di tequila, chi semplicemente si siede sulle scale
interne del Colosseo e si addormenta.
E vi
lascio immaginare il caos che tale turismo crea. Rumore, sporcizia,
immondizia, folla. Una vera bolgia. Deprimente. Una situazione
paradossale.
Desolante.
Qualche
giorno fa ho accompagnato un gruppo di soci dell’associazione Itinarrando Arte del Camminare (https://www.facebook.com/assculturaleitinarrando/ )ad Esperia (FR), visita guidata di cui parlerò nei
prossimi giorni. Una passeggiata di salute. Dai membri del gruppo
(estremamente interessati) ai luoghi non massacrati dalla folla,
dalla gestione della visita in tranquillità alla mancanza di
interferenze esterne.
Voglio
fermarmi qui, ho dato vari spunti di riflessione. A questo punto sta
a voi pensare a questo tema, di sicuro anche voi avete avuto le
vostre esperienze al riguardo. Condividetele con noi, fateci sapere
cosa ne pensate. Lo scopo di questo articolo è proprio farvi porre
domande. E con una domanda voglio chiudere:
Davvero
un turismo diverso non è possibile?
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