giovedì 11 aprile 2019

Davvero un turismo diverso non è possibile?


Il turismo di massa, quando il numero è il dio del turismo

Ciao ragazzi, torniamo dopo una pausa dovuta a (meritate) vacanze e, di conseguenza, carichi di lavoro raddoppiati al ritorno! Staccare la spina era d’obbligo, prima dell’inizio dell’alta stagione turistica, e quindi una bella passeggiata ad Atene è stato il modo per fare un tuffo nella culla della civiltà occidentale e della democrazia.

Non parleremo però di Atene e della Grecia, che non hanno bisogno di pubblicità, ma oggi volevo tornare sulla questione “turismo”.

Visitare Atene mi ha dato la possibilità di passeggiare in luoghi estremamente affascinanti certo, ma mi ha anche dato la possibilità di riflettere sulla gestione, la valorizzazione e lo “sfruttamento” dei beni archeologici e “culturali” in genere. La cosa che mi ha colpito dei luoghi più gettonati della capitale greca (l’Acropoli ed i musei principali per intenderci) è che sono estremamente ordinati. Puliti, caotici ma non troppo, pochissimi venditori abusivi, ordine alle casse per i biglietti, gentilezza del personale, aree verdi tutto sommato piacevoli e ben tenute.

Sicuramente starete pensando: beh è una cosa normale. Risposta: fate un giro al Colosseo o a Piazza san Pietro. Prendete in blocco ciò che ho scritto sopra, ribaltate il senso della frase, ed avrete uno spaccato di vita quotidiana romana. Ogni giorno che vado a lavoro la rabbia è tanta, una stretta al cuore vedere questi luoghi che tutto il mondo ci invidia trattati così.

Cumuli di immondizia, sporcizia, aree degradate sono purtroppo la cornice di questi gioielli. Per non parlare dei venditori ambulanti, non passano più di due minuti che cerchino di vendervi di tutto, dal tour saltafila all’acqua, da cappelli ad aste selfie fino a braccialetti ed oggetti che definire di dubbio gusto è fargli un complimento. Ed il problema non è solo di decoro: parliamo di un giro di affari milionario, pensate al danno economico. L’illegalità domina in questi luoghi, a tutti i livelli.

Maleducazione e comportamenti non appropriati dominano i monumenti. Non voglio nemmeno pensare a chi tenta di portarsi a casa il mattoncino del Colosseo, o chi fa sesso ai piedi del Palatino (i pazzi purtroppo sono ovunque e ci saranno sempre), ma mi riferisco a tutti quei turisti che banchettano nel Colosseo ad esempio, oppure che per fare la foto più bella si arrampicano sulla collinetta di fianco all’Arco di Costantino, transennata ed interdetta, oppure su blocchi e colonne, fregandosene di divieti vari e del buonsenso.

La mia riflessione non è politica, attenzione. Capisco le difficoltà della gestione di un patrimonio del genere. Mi accorgo però spesso che alcune situazioni critiche sarebbero gestibili in maniera semplice e veloce, e ciò mi lascia perplesso. Perché non vengono affrontate e risolte? Se ci ho pensato che non sono nessuno, come mai chi gestisce la cosa non interviene? Sono cose talmente basilari che fanno cadere le braccia. Incompetenza? Interessi nascosti? “A pensar male si fa peccato, ma tante volte...” diceva un personaggio scomparso qualche anno fa. E preferisco pensare questo che pensare che il tutto sia in mano ad incompetenti, perché sarebbe ancora più grave. Forse.

L’altro grande problema è culturale. Si dice sempre che è difficile gestire numeri di turisti così elevati. E ci credo: solo il Colosseo l’anno scorso ha segnato un record di 7 milioni e mezzo di visitatori. Problema: tali numeri non sono gestibili. Come si risolve? Chiunque direbbe “abbassiamo i numeri allora, portandoli ad un numero gestibile”. Viene fatto? Immaginate la risposta.

Siamo la società dei numeri. Serve fare i numeri. Non ce ne frega niente a parte i numeri. Più gente viene e meglio è. Numeri numeri numeri.

Ma è davvero il turismo di massa, il turismo dei 7.5 milioni di visitatori del Colosseo la risposta giusta alla risoluzione dei problemi?

Sto riflettendo da molto sulla questione, e la risposta a cui sono arrivato è NO. Il turismo di massa è la piaga peggiore che ci possa capitare. Beni culturali sfruttati come se fossero attrazioni di un parco giochi, turisti totalmente spaesati che a Roma si chiedono dove sia la torre di Pisa, quando non del tutto disinteressati. L’importante è fare la foto per dire “Ci sono stato”. Leggi e regole infrante per il mito del selfie, da persone che non capiscono il valore di ciò che stanno guardando, e di cui, in fin dei conti, poco o nulla gli interessa. Fare una visita al Colosseo non è la stessa cosa che stare in spiaggia a rilassarsi, ma per molti lo è. Ed ecco che poi tutti i comportamenti più beceri dell’essere umano vengono a galla. Ed ecco chi ti spintona, chi cerca di entrare con una bottiglia di tequila, chi semplicemente si siede sulle scale interne del Colosseo e si addormenta.

E vi lascio immaginare il caos che tale turismo crea. Rumore, sporcizia, immondizia, folla. Una vera bolgia. Deprimente. Una situazione paradossale.

Desolante.

Qualche giorno fa ho accompagnato un gruppo di soci dell’associazione Itinarrando Arte del Camminare (https://www.facebook.com/assculturaleitinarrando/ )ad Esperia (FR), visita guidata di cui parlerò nei prossimi giorni. Una passeggiata di salute. Dai membri del gruppo (estremamente interessati) ai luoghi non massacrati dalla folla, dalla gestione della visita in tranquillità alla mancanza di interferenze esterne.

Voglio fermarmi qui, ho dato vari spunti di riflessione. A questo punto sta a voi pensare a questo tema, di sicuro anche voi avete avuto le vostre esperienze al riguardo. Condividetele con noi, fateci sapere cosa ne pensate. Lo scopo di questo articolo è proprio farvi porre domande. E con una domanda voglio chiudere:
Davvero un turismo diverso non è possibile?

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