Già
frequentato in epoca preromana, Monte Cassino è stato sempre un
luogo centrale per la vita degli abitanti del territorio cassinese.
In epoca romana il sito è occupato da un grande santuario dedicato
al dio Apollo, mentre la città di Casinum prospera e diventa
un centro di dimensioni ragguardevoli, dotandosi addirittura di un
anfiteatro (tutt’ora esistente e visitabile). Dopo il collasso
dell’Impero Romano inizia un periodo di forte decadenza per la
città, dove rimarranno pochissimi abitanti. Decadenza che viene
interrotta da un certo Benedetto da Norcia: proprio sulla sommità di
Monte Cassino il santo decide di fondare un monastero attorno
all’anno 529 d.C., che va ad impostarsi proprio sui resti del
tempio di Apollo, quasi a voler cancellare, una volta per tutte, il
culto pagano. Culto che, all’epoca della fondazione del monastero,
era forse ancora vivo, almeno in una parte della popolazione;
sappiamo per certo che il Cristianesimo non attecchisce
immediatamente nel Lazio meridionale, e testimone ne è una
iscrizione proveniente da Atina e da me pubblicata insieme alla
Dott.ssa G.R. Bellini della Soprintendenza Archeologica del Lazio:
l’iscrizione è la prima sicuramente cristiana del Lazio
Meridionale, datata all’epoca Costantiniana (inizi del IV sec.
d.C.), quindi relativamente tarda. Proprio a Montecassino San
Benedetto scrisse la sua regola, Ora et Labora (letteralmente
prega e lavora), alla base della vita monastica benedettina; su
questa regola si fondava la vita dei monaci e raccoglieva i due
momenti più intensi della giornata tipo del monaco.
La
storia del monastero è molto travagliata: subisce infatti numerose
distruzioni a causa di eventi bellici (l’arrivo dei Longobardi
intorno al 570 d.C. per esempio), terremoti, incendi. Tuttavia
diventa un luogo centrale per la vita politica e religiosa del tempo
(da Montecassino arriveranno ben tre papi, Stefano IX, Vittore III
(conosciuto anche con il nome da abate, Desiderio) e Gelasio II. A
livello politico il periodo centrale del Medio Evo si caratterizza
per lo scontro del monastero di Montecassino con le altre realtà
dell’area, come per esempio la famiglia D’Aquino (da cui nascerà
Tommaso, uno dei dottori della Chiesa): scontro aspro, che spesso si
è tradotto in vere e proprie battaglie (basti pensare allo scontro
per il dominio del Monte Asprano e la fondazione di Roccasecca, in
seguito alla quale l’Abate Mansone verrà ucciso). Ma il monastero
è anche un centro di incredibile interesse culturale: i monaci
amanuensi qui copiarono migliaia di testi antichi, e se oggi molti
testi sono ancora conosciuti e studiati lo dobbiamo a loro. Da
Montecassino arriva anche il primo documento il lingua volgare
italiana: il Placito Cassinese (o Capuano), datato al 960 circa, è
una testimonianza giurata sull’appartenenza di alcuni terreni al
monastero.
L’ultima
grande distruzione è datata alla seconda guerra mondiale. Proprio da
Montecassino passava la Linea Gustav, linea di difesa dell’esercito
Tedesco contro le truppe alleate. La battaglia, anzi le battaglie
(quattro tra il gennaio ed il maggio del 1944), sono tra le più
cruente dell’intera guerra. Ne sono testimonianza i vari cimiteri
di guerra dove riposano i caduti delle varie fazioni. Il monastero
viene praticamente distrutto il 15 febbraio del ‘44: secoli di
storia vennero spazzati via in poche ore. Fortunatamente la maggior
parte dei capolavori e dei testi della biblioteca erano stati
evacuati dai comandanti tedeschi e portati in Vaticano, riducendo al
minimo le perdite. Ricostruito subito dopo la guerra, venne
riconsacrato dal Pontefice Paolo VI il 24 ottobre 1964. Ancora oggi
all’interno troviamo le tombe di San Benedetto e di sua sorella
Santa Scolastica, salvate dalla furia della guerra: sembra infatti
che durante il bombardamento una bomba fosse arrivata proprio a
lambire la tomba del santo, ma che (davvero un miracolo) non fosse
esplosa, preservando così la sua sepoltura.
Impossibile
dunque non pensare di visitarlo, perché da qui passa la storia
europea e mondiale degli ultimi due millenni.